Anche Roberto Saviano ha voluto dire la sua sull’attentato subito dal giornalista di Report Sigfrido Ranucci. Lo sfogo sui social.
L’attentato subito dal conduttore e giornalista di Report Sigfrido Ranucci e sua figlia ha portato a tantissime reazione. Tra le ultime, anche quella di Roberto Saviano che ha descritto quello che sarebbe il quadro generale in cui si trova non solo l’Italia ma tutto il mondo. Sui social, lo scrittore se l’è presa con il sistema avvisando che quanto successo sia, in realtà, un messaggio diretto a tutti.
Saviano: il commento sull’attentato a Ranucci
“Chi lo ha colpito sapeva che non poteva colpire lui, voleva mandare un messaggio. L’attentato a Sigfrido Ranucci, e cosa vi aspettavate? Sono anni e anni e anni che chiunque prenda posizione attraverso un’inchiesta, un’analisi, riceve un massacro mediatico personale, dossier, isolamento, diffamazione, compromissione del proprio lavoro”, ha detto Roberto Saviano sui social commentando, come detto, quanto accaduto al presentatore di Report e a sua figlia.
“Questo riguarda chiaramente questo governo di estrema destra, ma riguarda una cultura social, ormai considerata normale, sodata, come parte di un funzionamento ordinario. Quando non si discute più delle idee, ma sulle persone, quando qualcuno dice non condivido, defollow, non condivido, toglietegli la trasmissione, quando non c’è più l’analisi dell’autorevolezza, dell’approfondimento, la critica è necessaria e fondamentale, la delegittimazione e l’aggressione distrugge la libertà di espressione”.
Le accuse e il “bersaglio”
Il discorso di Saviano è andato avanti facendo alcuni esempi su quanto accade in Messico, in Turchia ma anche in Russia dove “esistono regimi”. “Quando accade questo, quando per anni vengono presi intellettuali e sbattuti sulle prime pagine dei giornali di estrema destra con il racconto milionario, falsificatore, sulla persona, cosa credete accada? […]”.
Lo scrittore ha aggiunto: “[…] Quindi cosa credete accada quando tu sei bersagliato fisicamente, continuamente come persona, che poi lo diventi davvero un bersaglio, non solo negli insulti di uno schermo, non solo nei dossier sulla tua vita privata, non solo in uno spazio dove cercano di ammazzare il tuo profilo civile. Quindi quello che è accaduto a Sigfrido Ranucci è partorito con una lunga gestazione di delegittimazione e isolamento, la mia solidarietà, ma soprattutto la consapevolezza che i responsabili semmai pagheranno tra dieci anni se va bene […]. La democrazia in tutto questo è morta e ne è prova, la bomba che ha colpito è un uomo scortato, perché Sigfrido Ranucci è un uomo scortato, quindi chi lo ha colpito sapeva che non poteva colpire lui, voleva mandare un messaggio a lui e a tutti”.
